“Qui diceris Paraticus, altissimi donum Deiii…”. Per noi di Tavernola che cantavamo in chiesa significava che a Paratico (provincia di Brescia, diocesi di Bergamo oltre che paese da cui proveniva il nostro curato don Tengattini) Dio aveva fatto un dono altissimo della cui sostanza però non sapevamo nulla. Cantavamo lo stesso, così come facevamo con il Pange lingua: “Salo salo virtuscoque…”. “Salus, honor virtus quoque” sarebbe statala pronuncia giusta (salute, onore e virtù la traduzione) ma il curato delle suore nonché coadiutore del Parroco, don Camplani, ci lasciava cantare dicendo: “Cantì, cantì che al lo sa ol Signur che sì ignorancc”.
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