Dopo un’estate abbastanza tranquilla ci si aspettava un ritorno del Natale tradizionale, invece negli ultimi giorni sono andati crescendo i contagi fino a raggiungere numeri di infezioni che si avvicinano molto a quelli dello scorso anno.
A questo punto anche le festività di fine anno rientrano in discussione: fare o non fare? Mettere in piazza (in chiesa, sagrestia, teatro ecc) le iniziative che si sono sempre fatte o soprassedere?
Sono punti interrogativi che non hanno una soluzione sicura: a tutt’oggi si sa che non verrà eseguito il tradizionale concerto di S. Stefano, in palestra, della Banda, ma si spera che alcuni “volontari” della stessa possano accompagnare la formazione del “presepio vivente” che da cinquant’anni viene allestito in fondo al lago nel porto turistico.
Il luogo dove lo stesso viene costruito ricorda un grave “disastro” naturale di Tavernola: il crollo della parte antistante avvenuto il 3 – 4 marzo 1906. In quella data tutta la parte “a lago” del paese sprofondò nelle acque, e se ci fu una sola vittima il paese attribuì subito il merito della salvezza della popolazione alla Madonna di Cortinica che la “guardava” dall’alto del suo Santuario.
(La vicenda è ricordata con apposito bell’affresco eseguito nel 1954 dal pittore Manini).
Proprio lì, in centro alla litoranea “bassa” (piazza sotto) dove lasciò la vita Pietro Zenti, pescatore e oste, che per non creare paura aveva deciso di dormire in barca e si ricevette sulla testa la casa caduta nella notte, Davide Mazzucchelli e alcuni amici nel 1971 decisero di costruire un presepio a ricordo del Natale e della salvezza degli abitanti. Fecero costruire le statue (Bambino neonato, Madonna e San Giuseppe, pastori…) e indicarono al Comune il luogo dove sarebbero state posate. Ricevuta l’autorizzazione, la notte della vigilia verso le 10 di sera andarono sul posto, si misero le tute da subacquei e scesero a posare le statue.
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