TORRE BOLDONE – Lucia racconta Andrea: “La moto, i viaggi, la sua battuta pronta. Era un compagno e un amico. Ci siamo detti ‘ci vediamo dopo’, poi l’incidente…”

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Ero fuori in bici, mi sono fermata e ho letto il suo messaggio, aveva cambiato le gomme della moto ma era andato piano lo stesso. Rideva… poi il suo nome non è più comparso sullo schermo del mio telefono”. Era un sabato di febbraio, il 10, un sabato qualunque. Almeno così doveva essere.

Lucia e Andrea erano in Spagna, a Valencia, lontano da casa, un weekend di moto, una passione forte che condividevano da tempo. Poi l’incidente mentre era in sella alla sua Suzuki numero 34, la tragedia, il buio.

Non ho ancora realizzato cosa è successo, mi è capitato spesso di rimanere da sola per alcuni giorni quando lui era in trasferta poi però la porta di casa si riapriva sempre. Ora non sarà più così, Andrea non tornerà”.

Dietro la visiera del suo casco Andrea Bergamelli aveva uno sguardo pieno di vita, di sogni e progetti da realizzare. Andrea aveva 35 anni, classe 1988, idraulico di professione, motociclista per passione. Quella passione che l’ha strappato alla vita.

Lucia è al lavoro, prova a riprendere la vita di tutti i giorni. Stacca per un momento e quando parla di Andrea spunta un sorriso malinconico e felice allo stesso tempo.

Andrea ha un carattere espansivo, senza filtri, un ragazzo con la battuta sempre pronta, che sa far ridere chiunque. Andrea non se la prende mai con nessuno e io gli chiedo sempre come fa a lasciar correre così. Poi, certo, ha un carattere schietto, ma sa voltare pagina e tutto torna come prima. Andrea non ha mai chiuso la porta in faccia a nessuno e anche per questo ha tanti amici”.

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