Le sue ferite sono ormai cicatrizzate e l’ospite indesiderato, il tumore, è stato estirpato ormai da tempo. Però, Laura torna spesso col pensiero a quei mesi segnati dalle due operazioni, dalla chemioterapia e dalla radioterapia. Mesi che l’hanno segnata, anche se, alla fine, lei la sua battaglia l’ha vinta.
Laura Zambetti ci accoglie nella sua casa di Trescore Balneario, il suo paese. Seduta al tavolo della cucina riavvolge i nastri della memoria e torna indietro di alcuni anni. Rivive nei suoi occhi il momento in cui la sua vita è cambiata di colpo.
“Quando ho scoperto di avere un tumore al seno avevo 49 anni. Era ottobre, il ‘mese rosa’ della prevenzione. Io tutti gli anni facevo i controlli e anche in quella occasione ero andata a fare la mammografia. In realtà, l’avrei dovuta fare alcuni mesi prima, a maggio, e questo mi avrebbe probabilmente risparmiato qualche guaio. Il fatto – spiega Laura – è che quando andavo in ospedale a prenotare la mammografia, mi veniva sempre chiesto quando avrei avuto il ciclo e, in base a quello, si decideva quando fissare la data dell’esame. Questo perché, così mi dicevano, era meglio fare la mammografia in un momento lontano da quando c’era il ciclo. E invece, come mi ha poi detto in seguito il mio senologo, questa è una cosa sbagliata, perché non va mai ritardata la data della mammografia. E così, a forza di rimandare, avendo fatto l’esame con alcuni mesi di ritardo rispetto a quando era previsto, il tumore era andato avanti e aveva intaccato i linfonodi. Il senologo si era un po’ arrabbiato, perché diceva che era assurdo che si facesse ancora compilare alle donne un modulo sul quale indicare quando avevano il loro ciclo. Comunque, è andata così…”.
Quindi, ha scoperto di avere un tumore al seno. “Sì. Ho fatto la mammografia il giovedì. Il lunedì successivo il radiologo mi ha chiamato e mi ha detto: ‘Vieni perché c’è qualcosa’. Ho fatto l’ago aspirato e ho aspettato l’esito istologico che, purtroppo, era positivo. Avevo un tumore, tra l’altro piuttosto aggressivo, di terzo grado. Ho subito parlato col senologo, che è stato molto chiaro nell’indicarmi il tipo di intervento che dovevo fare e a quali conseguenze sarei potuta andare incontro. Mi ha operato facendo la quadrectomia ed è stato prelevato il linfonodo sentinella, che è stato subito analizzato. Il senologo mi ha spiegato che ci sono 45 minuti di tempo per analizzarlo durante l’intervento chirurgico, però questa analisi non è certa al 100%, quindi nei giorni seguenti si fa un controllo più profondo. E, infatti, dopo una ventina di giorni sono stata richiamata e mi è stato detto che si trattava di un falso negativo, perché era stata analizzata durante l’intervento la metà del linfonodo che era negativa. L’altra metà era positiva, ma di questo ci si è accorti solo nei giorni successivi all’operazione. E così, ho avuto un secondo intervento per togliere tutti i linfonodi. Ho poi dovuto fare la chemioterapia e, in seguito, la radioterapia”.
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