UBI BANCA finanzia società che vendono armi? “No”. Sì, per 100 milioni

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IL RETROSCENA

UBI BANCA finanzia

società che vendono armi?

“No”. Sì, per 100 milioni.

(Ma.Su.)Due settimane orsono si è svolta l’assise assembleare di Ubi Banca. Per i bergamaschi, Ubi Banca non è altro che l’erede della ex Pop di Bergamo, ma qualcosa non torna in questa ipotetica successione di ruoli. Innanzitutto non è più una banca bergamasca. A dire il vero non esiste più nessuna banca di importanza nazionale che si può fregiare di titolo essere banca orobica. Settimana scorsa ad un convegno organizzato dalla Luberg l’associazione dei laureati dell’università di Bergamo, il prof. Mario Comana, professore ordinario di Economia degli Intermediari Finanziari all’università Luiss di Roma e bergamasco doc, ha illustrato il processo di aggregazione ventennale che ha portato le banche orobiche ad essere parte di gruppi più ampi: la Banca Provinciale Lombardaè sparita nella pancia diBanca Intesa(Milano); il Credito Bergamascoè stato inglobato nel gruppo Banco Popolare BPM, altro gruppo milanese. Ubi Banca formalmente ha la sede sociale a Bergamo ma i suoi soci sono in ordine decrescente: il 13% fa capo ai bresciani (ex Banca Lombarda), il 7% è del fondo Silchester (azionista privato di lunghissimo termine che annovera tra i suoi principali investimenti l’Enel e la Telecom made in Korea), il 5,9% appartiene ai piemontesi della Fondazione Cassa di Risparmio di Cuneo, il 5%  ai pavesi del Banca Monte di Lombarida e buon ultimi i bergamaschi hanno il 3%.

Vero che oggi i bergamaschi governano ai vertici grazie ad un patto di sindacato, ma un domani potrebbero essere estromessi poiché il 3% è veramente poca cosa. Quali banche potranno fregiarsi in futuro di di banche bergamasche doc? Al momento solo le Banche di credito cooperativo, sempre che aggregazioni successive non le facciano convolare a nozze con gruppi al di fuori delle limiti territoriali provinciali.

Fatta la premessa che Ubi Banca non più banca prettamente bergamasca, mi chiedo come mai il quotidiano bergamasco abbia dato ampio risalto all’assemblea di questa banca eterogenea ma abbia omesso qualcosa. A cosa mi riferisco? Alla mitragliata di domande (definizione del presidente dell’assise dott. Moltrasio) che Giorgio Jannone, presidente dell’Associazione azionisti di Ubi banca, ha posto ai vertici della banca. Alla domanda se esistessero dei rapporti tra la banca e società coinvolte nella vendita di armi, sul giornale viene riportata la dichiarazione di “inesistenza di relazione” facendo riferimento ad una policy molto severa dove la Siria è inserita in una lista di paesi proibiti con i quali commercializzare armamenti. Orbene se tralasciamo la martoriata Siria, esistono dimenticati conflitti in giro per il mondo, dallo Yemen al Dombass in Ucraina, dal Corno d’Africa, al centro America per i quali non è necessario vendere direttamente ai paesi in conflitto, con qualche angolo di mondo accondiscendente si può sempre realizzare una bella triangolazione per lo scambio moneta-armi.

Ma quello che colpisce nell’articolo è l’omissione dell’effettiva dichiarazione che i vertici di questa banca pseudo bergamasca han fatto al dott. Jannone: non dicono che non esistono relazioni, bensì che il 0,12% degli impieghi della bancafanno capo a produttori di armi. Poiché gli impieghi della banca sono circa 80 miliardi, vuol dire che circa 100 milioni sono stati concessi a qualcuno che traffica o commercializza in armi. La domanda maliziosa che sorge è: l’articolista non ha capito, non ha sentito, si è dimenticato di inserire questa notizia che i 560 azionisti presenti in assemblea han sentito? O l’omissione è puramente voluta?

 

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