Uomini senza frontiere

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GIORGIO CONTESSI

“…noi volontari siamo osservatori privilegiati che possono vedere l’orrore di fatti ed eventi che fanno della dignità umana un sanguinante misero fardello. E poi raccontare, urlare, le privazioni dei diseredati, la lontananza degli esclusi, indicare in abusi e violenze i veri terremoti, contro cui è davvero difficile, se non impossibile costruire argini o rifugi…”. Carlo Urbani, medico, ex-presidente di Medici Senza Frontiere Italia Viviamo in una società dell’informazione “ad alta velocità”. Ma tutto il mondo ci entra davvero in casa? L’informazione va al risparmio, almeno per un’ampia fetta di mondo. Di alcune aree di crisi del pianeta si parla poco e ad intermittenza e questo non aiuta a comprendere ciò che ci circonda e a dare le risposte adeguate. Medici Senza Frontiere (MSF) è nata con due obiettivi: portare soccorso alle popolazioni in pericolo, ma anche fare testimonianza. Raccontare la vita e le sofferenze delle popolazioni vittime della guerra, delle malattie e delle catastrofi naturali, è per noi essenziale. E’ affermare che milioni di profughi, donne vittime di violenza, feriti di ogni genere, esistono. Raccontare significa anche sollevare un problema che altrimenti rischia di rimanere sconosciuto e richiamare alle proprie responsabilità, nei confronti delle popolazioni in pericolo, i governi e le istituzioni, significa lanciare un grido d’allarme quando persino la nostra azione, l’azione umanitaria indipendente, viene ostacolata. Molte delle crisi umanitarie che attraversano imenticate, perché i media se ne occupano troppo poco o affatto. Per questo MSF da alcuni anni pubblica il rapporto “Crisi dimenticate” (www.crisidimenticate. it). Il quinto rapporto riguarda il 2008 e presenta una triste “top ten”, quella delle dieci crisi umanitarie più gravi e ignorate nel corso del 2008 a livello internazionale, accompagnata da un’analisi italiana realizzata dall’Osservatorio di Pavia sullo spazio dedicato alle crisi umanitarie dalle principali edizioni dei telegiornali Rai e Mediaset. Le dieci crisi umanitarie identificate da MSF come le più gravi e ignorate nel 2008 sono: la crisi sanitaria nello Zimbabwe; la catastrofe umanitaria in Somalia; la situazione sanitaria in Myanmar; i civili nella morsa della guerra nel Congo Orientale (RDC); la malnutrizione infantile; la situazione critica nella regione somala dell’Etiopia; i civili uccisi o in fuga nel Pakistan nord-occidentale; la violenza e la sofferenza in Sudan; i civili iracheni bisognosi di assistenza; la confezione HIV-Tubercolosi. Nel 2008 ad un paese come l’Etiopia – gigante del Corno d’Africa e non minuscolo staterello – i telegiornali italiani hanno dedicato 6 servizi durante tutto l’anno. Eppure nella regione somala dell’Etiopia la popolazione è esclusa dai servizi essenziali e dagli aiuti umanitari, la situazione è drammatica a causa degli scontri fra ribelli e forze governative e della siccità, aumentano le malattie e diminuisce la quantità di cibo disponibile. Il caso etiope non è l’unico, ma ben rappresenta l’ottica di risparmio che l’informazione, soprattutto quella televisiva, presta alle zone di crisi del mondo e che viene evidenziato dal rapporto 2008 “Crisi dimenticate”. L’attenzione alle aree di crisi del pianeta, peggiora di anno in anno. L’analisi delle principali edizioni (diurna e serale) dei telegiornali RAI e Mediaset nel 2008 conferma la tendenza riscontrata negli ultimi anni di un calo costante delle notizie sulle crisi umanitarie, che sono passate dal 10% del totale delle notizie nel 2006, all’8% nel 2007 fino al 6% (4.901 notizie su un totale di 81.360) nel 2008. Per alcuni dei contesti della “top ten”, l’attenzione dei media si concentra esclusivamente su un breve lasso temporale in coincidenza con quello che viene identificato come l’apice della crisi. È il caso del Myanmar, di cui i nostri TG si occupano solamente in occasione del ciclone Nargis, che rappresenta solamente l’ennesimo colpo inferto a una popolazione quasi dimenticata dal resto del mondo, dove l’HIV/AIDS continua a uccidere decine di migliaia di persone ogni anno, così come malaria e tubercolosi. E in Africa? E’ il caso del Nord Kivu (Repubblica Democratica del Congo), dove anche nel 2008 sono proseguiti i combattimenti tra l’esercito governativo e diversi gruppi armati, degenerati in una vera e propria guerra a partire da agosto, che ha provocato la fuga di centinaia di migliaia di persone. I TG hanno parlato della crisi solo in occasione dell’assedio di Goma a ottobre e novembre, e già a dicembre la situazione era tornata a essere una crisi dimenticata. Nel caso di crisi umanitarie cui i TG hanno dedicato uno spazio notevole, come l’Iraq o il Pakistan, va notato come le notizie relative alla drammatica situazione umanitaria della popolazione civile irachena o di quella del Pakistan nord-occidentale, rappresentano una netta minoranza. Vengono invece privilegiate, nel caso dell’Iraq, oltre alla cronaca degli attentati, notizie incentrate sul coinvolgimento italiano o statunitense nelle vicende irachene; nel caso del Pakistan, le elezioni e gli attentati. Infine, anche per il 2008 viene confermata la tendenza, da parte dei nostri media, di parlare di contesti di crisi soprattutto quando sono riconducibili a eventi o a personaggi italiani o occidentali. Emblematiche sono la crisi in Somalia, a cui i TG hanno dedicato 93 notizie (su 178 totali) che coinvolgevano uno o più nostri connazionali; la malnutrizione infantile, di cui si parla soprattutto in occasione di vertici della FAO o del G8; il Sudan, cui si fa riferimento per iniziative di sensibilizzazione che vedono coinvolti testimonial famosi e per notizie circa l’inchiesta da parte della Corte Penale Internazionale per il presidente del Sudan. Fra le dieci crisi umanitarie la più dimenticata è una questione medica: la co-infezione HIV-Tubercolosi. La Tubercolosi (TBC) è una delle principali cause di morte per i malati di Aids, tuttavia, sono state appena cinque le notizie dedicate dai principali TG italiani alla tubercolosi in tutto il 2008. E la confezione HIV-TBC non ha avuto alcuna copertura nei TG durante il 2008, anche se negli ultimi 15 anni si sono triplicati i nuovi casi di TBC nei paesi ad alta incidenza di HIV-Aids, con forte aumento in particolare nell’Africa meridionale. A fronte di tale quadro, MSF ha lanciato nei mesi scorsi anche la campagna “Adotta una crisi dimenticata” (con il patrocinio della Federazione Nazionale della Stampa Italiana – FNSI), per chiedere a quotidiani e periodici, trasmissioni radiofoniche e televisive e testate on-line di tutta Italia di impegnarsi a parlare nel corso del 2009 di una o più crisi dimenticate. L’azione di stimolo costante nei confronti dei mass media è essenziale, affinché non tralascino di informare sulle realtà dei numerosi contesti, nell’erronea convinzione che questi non interessino. Per raccontare la vita quotidiana di un pezzo di mondo che sta nell’ombra. E’ una sfida non solo informativa, ma anche etica. *Giorgio Contessi, giornalista, 33 anni, è originario di Lovere e lavora dal 2008 all’ufficio stampa di MSF a Roma.

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