Riprendiamo la storia del piccolo uomo che scalava le grandi montagne, Rocco Belingheri, morto tragicamente il 20 luglio di 5 anni fa, una morte che potrebbe essere definitiva “banale” per un alpinista di valore come era Rocco, sopravvissuto alla tragedia del Pukajirka nel 1981, grande filosofo della montagna, precipitato sul fare della sera dal tetto di casa. Nel numero scorso abbiamo pubblicato parte della sua “filosofia” di vita. Il suo compaesano e amico di cordata, pur essendo più giovane di lui (“ma non ci si attacca alla stessa corda se non si è amici”), Flavio Belingheri è l’altro sopravvissuto a quella tragedia del 1981 di cui trovate la cronologia in queste pagine.
E’ il suo turno per raccontare il rapporto speciale di un alpinismo che se non è scomparso, ha in uomini come Flavio gli ultimi epigoni. Storia di un rapporto con la montagna che non è di dominio perché affonda le radici nell’alpinismo di necessità che costringeva i padri e i nonni di quegli alpinisti a percorrere sentieri e tentare “ascensioni” che non derivavano da ambizioni ma erano nella logica “naturale” di un rapporto di sintonia, di rispetto del territorio che consente di vivere e che si deve tramandare ad altri che qui ci vivranno.
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