Chi ha un’età veneranda fatica a capire cosa sia un drone. Nei resoconti della guerra in Ucraina il termine ricorre spesso. Ci affidiamo alla Treccani che è sempre una garanzia: “Velivolo privo di pilota e comandato a distanza, usato generalmente per operazioni di ricognizione e sorveglianza, oltre che di disturbo, inganno e azione nella guerra elettronica”.

Il caso del drone che ha imbrattato piazze, strade di Azzone e perfino il campanile di Vilminore scaricando palloncini pieni di vernice bianca o giallognola ha risvolti perfino grotteschi. Non si è riusciti a capire chi lo comandi, da dove, “vola altissimo, difficile da individuare, ma è pericolosissimo, aldilà del fatto che imbratti strade, pensate se un sacchetto di vernice, da quell’altezza, colpisse una persona, probabilmente la ucciderebbe”.

Fatto sta che le indagini finora non hanno portato a nulla, è un “drone fantasma”. Bisognerebbe capire perché uno si metta a scaricare vernice sui paesi della valle. Non ha senso se non per un’impresa che, se non fosse pericolosa, potremmo definire goliardica.

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