VAL DI SCALVE – INTERVENTO – Centralina sul torrente Gaffione, le ragioni del no.

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Maurilio Grassi

C’è uno studio, predisposto dalla ditta Idrobrembo di Marostica (VI) e consistente in 51 pagine, Denominato Centrale Gaffione visibile sulla piattaforma SILVIA della Regione Lombardia. Molto sinteticamente questo progetto ha lo scopo di sfruttare le acque del torrente Gaffione a Schilpario per produrre energia elettrica. Le opere previste sono una vasca di presa/derivazione, una vasca di carico con dissabbiatore, una condotta forzata, un locale centralina con turbina tipo Pelton e relativa tubazione di restituzione.

L’opera di presa, con relativo sbarramento del torrente, è ipotizzata a quota 1662 metri, è previsto di convogliare le acque con una condotta forzata che, viene dichiarato, sarà completamente interrata. La tubazione seguirà per circa 380 metri il sentiero CAI 427, denominato delle Torbiere per la presenza di questi delicati ambienti alpini. Proseguirà poi seguendo il pendio per la massima pendenza per proseguire ricalcando l’antico sentiero detto dei Grassi, quindi scenderà ancora seguendo la massima pendenza transitando sopra i vuoti delle antiche miniere. Alla quota di 1204 metri, a circa 20 metri dall’alveo del torrente Gaffione, sorgerà la centralina.  

Quali sono le ragioni che spingono a dire no a questa centrale.

La Valle Gaffione è uno stretto intaglio che separa i monti Colli, a oriente e Busma a occidente. È solcata dalle acque che fuoriescono dai laghi Asinina e Valbona i quali accolgono le acque che scendono dai pendii dei monti Poiat e Del Matto a nord-ovest del Passo Vivione.

La parte medio alta della valletta è interessata da una vasta area caratterizzata da estese torbiere alpine oggetto di un complesso intervento di bonifica con l’intento di sfruttare la zona durante il ventennio fascista. 

L’acqua del torrente, dopo un tortuoso percorso con pittoreschi salti naturali, si immette nel fiume Dezzo delimitando l’area nota come Fondi di Schilpario. Tutta questa zona è stata interessata da massicci scavi minerari iniziati circa un migliaio di anni fa e terminati nel 1972 con la definitiva chiusura delle miniere locali.

Questa piccola valle, e le pendici limitrofe, conserva pertanto una moltitudine di valenze d’archeologia industriale tant’è che in loco è stata aperta un’area turistica con visita interna della miniera Gaffione. A questa pregevole iniziativa si è aggiunto da pochi anni un museo dei mezzi militari che ha preso posto nel vecchio capannone dismesso già di proprietà della Ditta Italcostruzioni. 

Si è creato in zona un complesso museale in parte al chiuso e in parte all’aperto di notevole pregio per le specificità che qui vengono conservate e mostrate ad un pubblico sempre in crescita e pertanto con prospettive di crescita e miglioramento….

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