VAL DI SCALVE – INTERVENTO – La valle delle centraline “risorse di tutti, utili di pochi”

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Lucio Toninelli

Parlare di centraline in Val di Scalve, e forse anche altrove, non attira unanime simpatia. A volte si è percepiti come noiose zanzare in una afosa notte d’estate. Ma c’è anche un numero significativo e crescente di persone che ci seguono e ci sostengono con passione sui Gruppi FB “Val di Scalve” e “Acqua di Scalve”.  

La Val di Scalve è ricchissima d’acqua da sempre. Tanta e buona. Una risorsa preziosa per i forni fusori, le fucine, i mulini, l’agricoltura e, ora, per l’energia idroelettrica. Deve però essere la maledizione della Val di Scalve quella di avere risorse preziose in quantità abbondante, ma che vanno a profitto di pochi. Così fu per il ferro, così per i boschi e così per l’acqua…

Partiamo dai dati. In Val di Scalve (circa 141 km2 di superficie), sono previsti 31 impianti idroelettrici. Di questi 4, già funzionanti, appartengono alla categoria dei grandi impianti; i rimanenti 27 appartengono alla categoria delle piccole derivazioni. Di questi ultimi, 16 sono già in funzione, 4 in fase di realizzazione e altri 7 sono i progetti in corso di approvazione. 

Basta guardare una mappa provinciale degli impianti per capire a colpo d’occhio che la nostra valle è l’area provinciale con la più alta densità di impianti esistenti o previsti.

Va detto, anche se non è determinante, che quelle già in funzione producono energia in abbondante esubero rispetto alle necessità specifiche della valle. E le linee guida della legge, considerano, fra altri fattori, anche la congruenza con le necessità dell’area, appunto per evitare che piccole aree siano terreno di sfruttamento per altre.

Si consideri anche che un ammodernamento della centrale Italgen esistente, sarebbe bastato a coprire la potenzialità di molti, se non tutti, i piccoli impianti messi insieme. Ci saremmo risparmiati 24 cantieri di presa e rilascio, 24 bacini di accumulo, 24 manufatti di centraline, decine di chilometri di acqua intubata e tolta ai torrenti boccheggianti. E… 24 arnesi da smantellare fra 2/3 decenni. Bonc.

Del plusvalore di diversi milioni di euro/anno di questi impianti, alla Comunità locale ritornano solo briciole. E nessun conto economico valuta quanto costerà alla valle, nel lungo termine, questo stravolgimento idro/geologico e il ripristino, ammesso che sia possibile, del paesaggio, quando le centraline verranno dismesse. 

Sulle centrali esistenti o in costruzione, i Sindaci e le loro Amministrazioni attuali dicono di non avere responsabilità:  “Non le abbiamo approvate noi”. 

Tutto vero. Ma non è che con il loro dire “io non c’ero!” le Amministrazioni attuali possano declinare le loro responsabilità attuali, e accettare senza motto tutto quello che sta succedendo sotto i loro occhi! (…)

L’impianto del “Saccolino”, entrato in funzione in questi giorni, ha fatto sparire una cascata e stravolto un paesaggio per il quale era stata costruito un belvedere lungo la Via Mala, per poterla ammirare, insieme all’orrido. È stata approvata dalla Amministrazione precedente di Azzone. I cittadini sapevano? Viste le reazioni di oggi, direi di no. Tutto a loro insaputa, o hanno preferito non vedere.

L’impianto UNIONE che ha stravolto i connotati di un paese già martoriato (il Dezzo) e della porta di accesso alla Valle, è sotto gli occhi di tutti. I cittadini e perfino gli amministratori, sembrano cadere dal pero vedendo quest’opera crescere e devastare la zona. È stata approvata dalle Amministrazioni precedenti dei Comuni di Azzone e Colere. Nessuno sapeva, pare.

Non c’eravate, amministratori, d’accordo. Ma nel frattempo avete avuto il tempo per vedere cosa stava succedendo, o non vi riguardava?

E i cittadini scalvini, cosa dicono di questi obbrobri? La gente che vede le opere in costruzione, sembra stupita, si chiede cosa succeda, manda fotografie… E poi che fa? Borbotta: “Fa chè? Tanto i fà chèl chè ‘l ghè par!” E la maggior parte passa oltre e pensa ad altro. Sembrano più preoccupati i non residenti o i non scalvini, di questa devastazione. Sarà che stando lì ci si fa l’abitudine al brutto? Speriamo di no.

Ora ci si aspetterebbe che i nuovi Amministratori, avendo addossato le colpe del pregresso ai loro predecessori, mettessero uno stop a nuove centraline in una Valle in cui sono più dense dei paracarri. Invece, no, naturalmente. In parte perché non possono impedire che vengano richieste nuove concessioni. È la legge. E in parte perché trincerandosi dietro “il nostro parere non è vincolante”, – difesa alquanto pilatesca e pavida – lasciano fare o ammiccano ai costruttori.  

Invece di dire: “No, grazie. Basta così!”, negoziano, discutono, barattano con loro. 

E allora viene qualche dubbio… Non potete sostenere “il nostro parere è ininfluente, non-vincolante”,  e contemporaneamente negoziare con le imprese interessate le condizioni alle quali darete poi un parere favorevole.  

Entrando poi nel merito dei progetti, delle due l’una:  o i progetti proposti sono a norma, o non lo sono. Se lo sono, non c’è nulla da negoziare perché niente di più è dovuto da parte delle concessionarie ai Comuni. Se invece non sono a norma, non c’è nulla da negoziare per la semplice ragione che la negoziazione è illegittima. Nessun accordo locale può aggirare la norma che è sostenuta da metodi di valutazione obiettivi, eventualmente discutibili con l’Ente titolato a dare la concessione. Cioè la Provincia. (…)

Sul caso dell’impianto di DEZZOLO, gli Amministratori anziché discuterne con l’unica vera parte in causa, cioè i cittadini, fanno riunioni più o meno carbonare, col concessionario invitando, bontà loro, anche l’Associazione dei Pescatori. 

Sui Pescatori di Scalve val la pena di fare una importante inciso. I pescatori non sono l’unica parte in causa: sono solo una delle parti interessate. Va detto a loro onore che sono stati gli unici in questo ultimo decennio a sollevare voci di protesta la proliferazione delle centrali e l’assenza di controllo sul loro rispettare le norme. Inascoltati per lo più. Va riconosciuto anche che pur avendo una visione di parte, hanno tentato, con successo, di fare un uso sociale della loro passione, la pesca e quindi dell’acqua con i bellissimi progetti per i disabili. La partecipazione alla creazione dell’incubatore per la riproduzione e disseminazione degli avanotti lungo i corsi dei torrenti è un’altra iniziativa che li ha visti protagonisti. Bravi, giusto il loro coinvolgimento.

Ma il resto della Valle? I comuni cittadini?  (…) Basterebbe un po’ di buonsenso: l’impianto Dezzolo sarebbe il quarto impianto in un tratto di fiume lungo 4 chilometri, da Dezzolo al Saccolino. Quattro centraline praticamente senza soluzione di continuità, senza intervalli liberi fra una e l’altra. Vi pare possibile che un fiume così possa vivere? Un DMV (deflusso minimo vitale) teorico dichiarato di 200 litri/sec., lungo un tratto di 2 km di torrente, dopo 200 metri l’acqua del DMV sparirà fra i sassi e la ghiaia dell’alveo. E allora saranno le pozze mefitiche – perché senza ricambio d’acqua e magari “arricchite” da un po’ acque reflue, come sapete, che prima venivano diluite nel generoso Dezzo – ad ospitare la fauna ittica? (…)…

SUL NUMERO IN EDICOLA DA VENERDI’ 19 MARZO

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