Sono Annamaria Piantoni, figlia di Gerolamo Piantoni della famiglia dei Pustì di Dezzo di Scalve. La mia famiglia paterna fu distrutta dal Disastro del Gleno. Voglio raccontare come mio padre si salvò, vi riporto la sua testimonianza come la raccontò a noi figlie.
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GEROLAMO PIANTONI (agosto I910 – luglio 1968)
È ancora buio in fondo alla Valle del Dezzo, solo un lucore si intravvede fra le nubi nere cariche di pioggia, impigliate sulle cime della Presolana.
È l’alba del 1 dicembre 1923.
Le sponde del torrente Rino sono gelate, ma l’acqua scorre rapida e il suo rumore invade la casa.
Ha piovuto tutto il mese di novembre e i torrenti e il fiume sono gonfi d’acqua.
Anche oggi piove. Il fiume Dezzo scorre rapido ingrossato dai tanti torrenti e fiumiciattoli che scendono dalle valli.
Nell’ultima settimana piove senza interruzione giorno e notte.Tutti dicono che la diga, su al Gleno, non reggerà e crollerà per le perdite d’ acqua che esce dalle crepe che si allargheranno, la popolazione del Dezzo è molto preoccupata.
Ma a noi ragazzi che sentiamo queste voci, questi discorsi dei grandi, basta la rassicurazione dei genitori che dicono che i tecnici non sono preoccupati, non c’è pericolo che la diga crolli!!
Sono le 6.30 e Agnese, mia sorella di venti anni, comincia a chiamare: “Ragazzi dovete prepararvi per andare a scuola. Tu Gerolamo devi andare fino ad Azzone, e Francesco aiuta Gigi, tu Tina aiuta Nino!!”.
Ha portato un secchio di acqua calda presa dalla calderina della stufa che è già arroventata, con un secchio di acqua gelata e tutti nel catino ci laviamo e giochiamo perdendo tempo.
Siamo ancora tanti rimasti in casa dei dodici fratelli Piantoni. Io ho tredici anni, prima di me Tomaso di quindici è già partito per il collegio S. Alessandro di Bergamo, e pure le sorelle più grandi sono partite: Edvige di ventiquattro anni si è sposata con un signore che abita a Darfo e da due mesi abita là.
Maria e Franca di 19 e16 anni sono al Passo della Presolana dove gestiscono un ufficio postale, Pierino di 22 anni aiuta il papà Giovanni sia all’ufficio postale che al panificio.
Questa mattina ci ha portato due bei pani caldi da mettere nel latte! Un bel forno, un bel posto, mi piacerebbe fare il fornaio da grande.
Pierino va a caccia e qualche volta mi porta con lui. Abbiamo un bel cane che lui ama molto. Andiamo a caccia in Presolana, al Polzone o ai Campelli o anche più su, a volte prendiamo coturnici belle grasse o anche galli cedroni, quando ne prendiamo un po’ tanti li conserviamo in olle sotto strutto, dopo che li hanno puliti dalle interiora e dalle penne e li hanno fiammeggiati sulla fiamma per bruciare ogni avanzo di piuma. Questa e altra selvaggina sarà mangiata durante il lungo inverno, quando i selvatici sono difficili da trovare. Mi piace andare a caccia, soprattutto perché posso camminare nel silenzio dei boschi e sui ghiaioni della Presolana; mi piace stare in silenzio e osservare la natura, trovo anche funghi e mirtilli che fanno felici i più piccoli.
La mamma Giovanna è alta e bionda a me sembra molto bella. Ha una collana d’oro e alla festa mette anche la spilla che brilla ma è molto severa, infatti ci ha organizzato in modo che tutti abbiano le proprie incombenze. Si è sposata molto giovane, a 16 anni, e viene dalla Val Camonica, da un paese vicino a Berzo, il paese del frate santo che fa i miracoli.
“Dai muovetevi bambini”, dice la mamma, ha in braccio Anita di soli tre anni che è bella grassa e pacifica, lei resterà a casa.
Arriva anche lo zio Barba che vive con noi e aiuta il papà a gestire le proprietà. È appena arrivato da Mantova, dalla cascina della Gozzolina a Castiglione delle Stiviere dove ha venduto delle proprietà spaventato dal fatto che un suo fattore è stato ucciso durante i disordini della rivolta dei contadini. Ho ascoltato terrorizzato i racconti dello zio, che è scampato per miracolo nascondendosi nella cappa del camino mentre il suo povero aiutante veniva trucidato e decapitato nella stessa stanza.
Mi dispiace pensare che non vedrò più quelle belle stanze affrescate, non scoverò più gli spadoni nei ripostigli, e soprattutto, non potrò più fare le biglie con il piombo che recuperavo tagliando e fondendo le canne dell’organo nella cappella. Ma questo è meglio che non si sappia!!!
Il papà Giovanni ha appena passato la cinquantina. È un bell’uomo con i baffi, non molto alto e con la passione per la fotografia. Infatti spesso ci fotografa.
“Ho messo tutte le figlie delle cedole dei buoni del tesoro in cassaforte Giovanni!” dice lo zio.
“Bravo Barba, bene, lì sono al sicuro! Le madri delle cedole sono a Roma e fanno fede dell’investimento”. “Gigi muoviti a mettere la giacca, Tina finisci la colazione! Ma Giovanna anche Nino esce?”.
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