Egregio Direttore Piero Bonicelli,
sono un cittadino di Vilminore di Scalve e nonno di un alunno delle scuole medie di Vilminore.
Frequentando spesso la casa dei nipoti ho avuto modo di osservare il modo in cui i bambini vivono il rapporto con la scuola e come questo influenzi anche la vita dei genitori e di tutta la famiglia.
Ho frequentato le stesse scuole in tempi certamente diversi, ed è possibile che oggi le scuole siano più esigenti e il programma più vasto. È possibile, dico, anche se non sono affatto convinto che quelle scuole sfornassero ragazzi meno preparati di oggi. Sono anzi convinto del contrario. Certamente oggi sono soggetti a maggiori stimoli e forniti di strumenti più moderni. È anche certo che ai miei tempi – anni ’60 – i nostri genitori avessero molto meno tempo da dedicare ai figli.
I professori per mia esperienza personale erano ben consapevoli di questo e sapevano dosare lavoro a scuola e lavoro a casa. Non c’era discussione su cosa toccasse alla scuola e cosa alla famiglia: la collaborazione era quasi tacita. Sollecitata solo quando necessario, senza palleggio di responsabilità.
Fatte queste premesse, quello che ho modo di notare, e che sento anche da altri genitori, mi pare assolutamente incomprensibile e discutibile.
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