VAL DI SCALVE – SPOON RIVER – Billy e l’anagrafe del Paradiso, l’ingegnere e sindaco e le miniere chiuse, ü furestér dimenticato, Luigino bersagliere, il parroco di Dezzo e il disastro del ’23 e il Roby di Colere

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di Lucio Toninelli

Aurelio Riccardi, alias, Billy! Alto, portamento dignitoso. Un’ombra di sorriso vago e ironico sulle labbra… Una postura dritta e di sfida, con le braccia conserte. Sta osservando con attenzione la lapide di un piccolo loculo murale di fronte a lui. China la testa da un lato, poi dall’altro. Poi la scuote in segno disapprovazione. C’è scritto: Aurelio Riccardi, sulla piccola pietra tombale.

Lo osservo un momento… Guardo la lapide, riguardo lui, “Ma tu sei…. Mi sembra che sei…”

“Stai per dire che sono l’Aurelio?”, e si irrigidisce.

“Volevo dire che un po’ gli assomigli… a questo qui”

Mi guarda con ferocia “Vergine di Guadalupe, Io sono il Billy! BILLY, hai capito? Billy Riccardi”

“Certo, certo, d’accordo Billy”. Si quieta un po’.

“Ma non mi ricordo quand’è stata l’ultima volta che… sei stato vivo… Cosa fai qui?”

“C’è scritto lì la data che sono partito. Ma quello non sono io. Io sono Billy. E sono qui proprio per riprendermi l’identità, perché né in Paradiso né all’inferno, mi vogliono lasciare entrare come Billy. Non lo conoscono. Hanno controllato anche il codice fiscale”.

“Effettivamente…”

“Effettivamente un corno. Adesso vado all’anagrafe e mi sentono, Dio furfante!”

“Ci penso io, Billy. Vado a parlare con la Mariella. Tu torna tranquillo ‘su’ da San Pietro. E se non ti fanno entrare, forse non è tutta colpa dell’anagrafe. Ma tu provaci, metteremo una buona parola”.

Mi strizza l’occhio e svanisce borbottando altre parole che preferisco aver dimenticato.

BILLY, qui manchi a tutti. Togli un po’ di noia anche al Paradiso! Ciao.

*  *  *

L’Insegnér Andrea Bonicelli

L’’insegnér”, mi chiamavano.

Lo ero, in effetti e amavo il mio mestiere,

Ingegnere delle miniere.

Di quelli con stivali e casco e mani nere.

Uso a guardar negli occhi

la mia Gente anche al fosco.

Amico sincero e leale sempre.

Un buon compagno di bisboccia a volte.

E sindaco di tutti, davvero.

La chiusura delle miniere

mi ha scavato dentro il cuore.

Ho combattuto fino alla fine

e ho perso, ma a testa alta.

Avrei preferito non saperlo,

che sarebbe finita così,

ma vi avrei mentito.

Vedere gli amici, le loro famiglie,

abbandonare la Valle

e non poter far più nulla

mi ha abbreviato la vita.

Da qui continuo a scrivere che

questa terra, la mia terra, meritava di più.

L’ho scritto, anche prima di morire…

“Tra le strombazzate provvidenze per la montagna va messa in primissima linea questa: DAR LAVORO AL MONTANARO IN CASA SUA” (da un articolo dell’Ing. Andrea Bonicelli.

*  *  *

Ü furestér al camposanto (Luigi Fiorini)

Se lo sapessi,

vi direi chi sono.

Forse l’ho dimenticato

e preferisco non mi torni a mente.

Ü furestér, disóm. L’è chèl che s’ dis.

Amato, ho amato anch’io.

Forse anche odiato.

Il tutto ricambiato ma senza

bilancino. Ora non più.

A chi mi porta fiori, un grazie…

Una tomba senza un fiore

rattrista anche i curiosi di passaggio.

E poi ci tengo ad una casa a posto.

A chi mi scambiò un sorriso,

un buongiorno, un “che tempo, eh, Luigi?”,

devo molto: il sentirmi a casa.

Vi ho scelti non a caso, montanari:

scontrosi, ma ospitali anche al camposanto.

Qui dentro mi sento Scalvino anch’io.

Buona vita, Gente.

Chissà ci si veda altrove ancora.

(Luigi Fiorini, vissuto a Vilminore gli ultimi anni della sua vita, sconosciuto a tutti, fu sepolto a spese della Comunità, perché nessun parente o conoscente si palesò per riconoscerlo)

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