VAL DI SCALVE – STORIA DI UN DISASTRO ANNUNCIATO /3 – Le due “settimane rosse” al Gleno e la bestemmia del Chichì all’arciprete Bettoni

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Torniamo per una parentesi al 1919. I lavori per la grande diga nella conca del Gleno proseguono. Virgilio Viganò aveva quindi iniziato i lavori di costruzione di una sua villa, appena sopra l’arco d’ingresso del paese, il “Santèl” di Vilminore. Gli operai della ditta Bonaldi impiegati alla diga sono reclutati in gran parte fuori valle, ma in questa fase ci sono anche gli scalvini, che non vogliono lasciarsi imporre ritmi di lavoro massacranti per pochi soldi: dal 18 al 26 ottobre 1919 viene proclamato uno sciopero generale: è la prima “settimana rossa” scalvina. In una riunione tra gli operai dell’impresa Bonaldi, che lavora per i Viganò, si discute della “conquista” delle otto ore giornaliere. Era stato chiamato un “conferenziere” da Bergamo.

Ma, tanto per far capire il clima “politico” di quell’anno, don Luigi Sturzo ha fondato a gennaio il Partito Popolare Italiano e, rimando storico interessante, il 3 febbraio 1919 le truppe sovietiche entrano in Ucraina e la occupano militarmente e pochi giorni dopo l’Unione Sovietica dichiara guerra anche alla Polonia e a marzo Lenin e Trotsky fondano la Terza Internazionale comunista. A marzo vengono fondati a Milano i “Fasci Italiani di combattimento” guidati da Benito Mussolini. A giugno entra in carica il governo guidato da Francesco Saverio Nitti. Gabriele d’Annunzio ha appena occupato la città di Fiume proclamandola “italiana”, a Bologna il Partito Socialista si spacca tra massimalisti e riformisti. In agosto masse di contadini nel Lazio e Campania occupano le terre guidati dalle “leghe rosse e bianche”. Inizia così quello che sarà chiamato il “Biennio rosso”.

C’è una diffusa atmosfera di ribellione e quindi c’è concorrenza “sindacale” ma anche politica sul “controllo” di tali ribellioni operaie. Alla “Manifattura Clusone” c’è uno scontro tra i “capilega ribelli” e gli iscritti all’Ufficio del Lavoro diocesano. A Bergamo arriva anche Giovanni Gronchi (futuro presidente della Repubblica) ma non riesce a placare le acque. L’arciprete di Clusone don Attilio Plebani (che poi aderirà al partito di don Sturzo e forse per questo vedrà preclusa la sua nomina a Vescovo) annuncia comunque al suo vescovo mons. Luigi Maria Marelli che è riuscito a far votare all’assemblea delle operaie “la incondizionata adesione all’Ufficio del Lavoro”. I parroci sono mobilitati per far “capire” agli operai che gli industriali non tratteranno mai con i socialisti e i sindacati “rossi”.

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