VAL DI SCALVE – STORIA DI UN DISASTRO ANNUNCIATO / 5 – ‘Madona ghè che ol lac’. Il racconto del parroco di Bueggio travolto dalla valanga di fango. A Vilminore “Il Viganò si era buttato per terra e batteva la testa sui sassi. Gridavano e piangevano tutti”

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Questo testo è stato recuperato da Agostino Morandi che l’aveva trovato, nell’archivio di famiglia del “Pierolai” (Pietro Ronchis) e tratto da una pubblicazione chiamata “L’Eco della Valle di Scalve” che aveva iniziato le pubblicazioni nel 1922. Nel numero del 10 febbraio 1924 il quindicinale (che aveva la redazione a Bueggio) veniva pubblicato questo testo redatto dal parroco di Bueggio. Lo stesso che prima del disastro aveva “rassicurato” la sua popolazione sostenendo che non c’era alcun pericolo (il che indirettamente conferma la paura diffusa del crollo) e descrivendola così: “Guardatela là massiccia e maestosa. Non temete, par che dica, vi proteggo io”. Da notare che nel suo racconto non c’è alcun riferimento alle otto vittime del suo paese. Il titolo è riferito a quella che nel linguaggio tipico del clero d’antan viene definita “ottima giovane” che, appena avverte il rumore e vede la “montagna di terra”, capisce subito che è la diga che lei chiama “ol lac”. Anche questa è la prova di quello che tutti avvertivano come un pericolo imminente, che stava appena sopra l’abitato di Bueggio, il primo paese investito dalla grande ondata della diga spaccata.

*  *  *

“La mattina del 1° dicembre, verso le 7.30 mi trovavo in chiesa, terminata la S. Messa, a fare il ringraziamento, quando il tremolio dei vetri delle finestre e l’aprirsi violentemente dell’uscio che mette nel campanile mi avvertirono che fuori vi dovea essere un vento straordinario.

Mi alzai dal banco, e andai a chiudere l’uscio del campanile, e, quasi subito dopo, anche i battenti della porta maggiore, da pochi mesi rinnovata. Giunto sulla soglia di questa e prima di chiudere il secondo battente, diedi uno sguardo al di fuori e specialmente verso la valle sottostante, donde mi pareva venisse il vento impetuoso, e vidi un’alta montagna come di terra che si precipitava per la valle.

Che sarà mai?! – dissi tra me, senza però né scompormi né turbarmi – che sarà mai quella montagna di terra? Non avevo ancora ritirato lo sguardo che mi vedo vicina l’ottima giovane Duci Angelina, che terminato il ringraziamento della Comunione, usciva di chiesa per recarsi a casa sua in Bueggio superiore. Anch’essa si ferma, guarda verso la valle e – ‘Madona ghè che ol lac’ -esclama spaventata – ‘Madona ghè che ol lac’. Si tiri dentro, risposi io allora, si tiri dentro che chiudiamo la porta e stiam qui finché è passato.

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