Rieccomi a chiedere ospitalità sul Vostro Giornale, sicuramente non per rispondere a lettere deliranti stile “isis” scritte da signore che vorrebbero chiedere scusa a santi parroci ancora in vita (neanche se la signora facesse parte della Congregazione per le Cause dei Santi) a questa rispondo solamente come la sua lettera non abbia né capo né piede (ne caput ne pes epistula apparet) e che vero e assodato risulti che la lettera non arrossisce (Epistula non erubescit), sarebbe quanto mai opportuno che dopo certe inesattezze e falsità, a qualcuno un po’ di rossore in faccia comparisse.
Detto questo gradirei fare una piccola cronistoria sulla presunta “lesa maestà” perpetrata da alcuni parrocchiani di Lizzola nei confronti di Don Michele.
Il giorno mercoledì 30 ottobre, ricevetti una telefonata dove mi si informava della decisione del parroco di dare in uso una stanza della casa parrocchiale ai profughi ospitati in quel di Lizzola; risposi alla signora che mi sarei informato nei giorni successivi, specificando altresì come recandomi in chiesa domenica 4 ottobre, avrei chiesto spiegazioni al parroco.
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