VALCAVALLINA: CONSORZIO IN PROFONDO ROSSO – Ipotesi di trasformarlo in Unione Disavanzo di più di 2 milioni, Comuni che non pagano per cifre enormi.

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Le cifre del Presidente del Consorzio Trapletti. Il direttore Zamblera: “Il Consorzio non può fare da banca per i Comuni che devo rientrare dei loro debiti, ho già spedito le lettere di intimazione”. I

sindaci, alcuni pronti a pòagare, altri non sanno dove trovare i soldi. Monasterolo deve (cifre al 18 ottobre) 580 mila euro. Grone 357 mila, Bianzano 174 mila, Spinone 194 mila, Entratico 56 mila. Alcuni comuni nel frattempo hanno versato alcune somme. E due problemi da risolvere: quello della Monasterola e del Centro Zelinda.

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E qualcuno, alla fine, tirò fuori i numeri. Da paura. Che riguardano il Consorzio Servizi Val Cavallina (che ha nella sua pancia la “Valcavallina Servizi”, l’unica che produce utili, a quanto si sa. Ma bisogna tornare all’origine, altrimenti non si capisce cosa sia questo “Consorzio” e cosa sia successo. Era stata definita una “furbata” quella messa in atto dai 16 Comuni della Valcavallina all’annuncio che la loro Comunità Montana sarebbe stata accorpata in una più grande, quella attuale del Laghi Bergamaschi (38 Comuni). La Comunità Montana della Valcavallina aveva un patrimonio non indifferente, aveva una sede nuova fiammante in quel di Casazza, perché portare in quel di Lovere, con l’aggiunta del Basso Sebino, i propri “beni” in un calderone che sarebbe stato amministrato da altri? Va be’, c’è stata la presidenza di uno della valle, ma poi si è visto che “toccava” ad altri, come successo con la nomina del successore di Simone Scabuzzi, appunto Alessandro Bigoni, ex sindaco di Fonteno, che sarà anche allo poste della Val Cavallina ma fa parte da sempre della ex Comunità Montana dell’Alto Sebino, due parrocchie divise da tutto. E allora ecco la pensata, costituiamo un “Consorzio” come contenitore e mettiamoci dentro tutti i nostri beni, così ci presentiamo a mani vuote al tavolo della nuova Comunità Montana. Gli altri Comuni delle due zone aggregate avevano protestato, debolmente, a cose fatte, nessuno poteva farci niente. Ma nel frattempo i nodi vengono al pettine. 800 mila euro di disavanzo, 1 milione e 300 mila euro di crediti verso i “propri” comuni. Un disastro. I conti sono stati tenuti sottotraccia per anni, nessuno diceva niente. Adesso arriva qualche sindaco che chiede candidamente a cosa serva il… Consorzio. Gente piovuta da Marte, evidentemente. E ci si chiede se non convenga addirittura trasformare il Consorzio in… Unione dei Comuni, così da ottenere i fondi della Regione Lombardia che al Consorzio non riconosce lo status previsto per i finanziamenti. L’Unione rimetterebbe in piedi con altro nome la vecchia Comunità Montana. Che già è un ente in estinzione. Insomma cambiare tutto per tornare all’origine. Restano i debiti che in gran parte sono tutti interni alla valle. I Comuni, si sa, boccheggiano con i loro bilanci, aggravati dal Patto di Stabilità esteso a tutti i Comuni che prima ne erano esenti. Come uscirne? Negli articoli di queste pagine trovate le diverse reazioni.

SU ARABERARA IN EDICOLA PAGG. 4-5

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