di Luca Mariani
Sono passati più di sei anni, 13 operazioni chirurgiche, mesi interi passati sdraiato in un letto d’ospedale o in casa e tanti, troppi giorni in cui il male parte dalle gambe e picchia forte forte alla testa. «La mia sofferenza non è durata solo i giorni di prognosi scritti tra parentesi negli articoli. Ma dura da sei anni e durerà ancora.» Paolo Marzupio quel tragico 24 settembre 2018 lo ricorda con una lucidità scientifica che commuove per equilibrio e precisione: «Era la terza settimana del terzo anno. Ho fatto le solite cinque ore. Sono uscito da scuola alle 13 e mi sono diretto in stazione. Dato che alla stazione di Gazzaniga c’era sempre casino, bisognava andare all’inizio della banchina, dove entravano i pullman, altrimenti non saresti riuscito a salire sul pullman o saresti stato schiacciato come una sardina. Ricordo l’immagine di me che sto camminando verso il punto dove di solito salivo e da un momento all’altro» l’incidente. Due bus azzurro-verde della Sab si scontrano. Le gambe di Paolo restano schiacciate tra i due mezzi e vengono tranciate entrambe poco sopra la caviglia. Per qualche minuto il ragazzo perde i sensi. «Poi, del dopo ricordo tutto. Mi sono trovato sbalzato dentro uno dei due pullman. Addirittura mi scorreva addosso un liquido. All’inizio si pensava fosse benzina, poi si è rivelato essere l’olio degli impianti di idraulica del bus. Per liberarmi le gambe che erano incastrate hanno spostato il bus. Dopo mi hanno tenuto sveglio fin quando sono arrivati i soccorritori.»
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