Sono da poco passate le due del pomeriggio, a Milano, uno spiraglio di sole entra dalla finestra e illumina una scrivania piena di progetti e di sogni, quelli di Stefano Malosso. La sua quarantena lontano dalla Valle Camonica non è ancora finita e insieme a lui ci catapultiamo in quel Festival che sarebbe stato in scena proprio mentre ne parliamo. Oltreconfine nel 2020 avrebbe spento sei candeline. E le spegnerà, anche se in autunno. Stefano è il direttore artistico, anima e cuore, insieme all’associazione che porta lo stesso nome, Oltreconfine, guidata da Simona Cassarino.
Stefano è un libro aperto, nei suoi occhi e nelle parole brillano tante emozioni, che in queste settimane sono state altalenanti. Mesi difficili anche per la cultura… “Dovevamo partire a metà marzo con un’edizione davvero importante, perché per la prima volta avevamo coinvolto 16 Comuni tra Valle Camonica e Alto Sebino. Siamo partiti sei anni fa con un Oltreconfine che era più un calendario di incontri per le biblioteche di Artogne e Gianico e piano piano siamo cresciuti. Sono stati mesi intensi, da settembre abbiamo lavorato notte e giorno, abbiamo preparato un programma di altissimo livello con degli ospiti nazionali… poteva essere un’edizione da città. E poi come è andata? Sono iniziate le prime avvisaglie verso la fine di febbraio e lì abbiamo iniziato a temere, poi quando la situazione è peggiorata, abbiamo prima posticipato l’inizio di una settimana, poi di due e ancora di tre. Alla fine, quando anche gli ospiti ci hanno detto che non avrebbero potuto spostarsi, abbiamo capito che non aveva senso continuare”.
Il Festival che si mette in pausa, ma non il team, quello non si è fermato nemmeno un minuto… “Siamo in una decina all’interno dell’associazione… ti assicuro che ce ne vorrebbero almeno una ventina. La nostra è stata una reazione combattiva fin da subito, abbiamo provato prima a riprogrammare il Festival per la primavera poi abbiamo capito che la decisione migliore e responsabile era quella di aspettare, anche nel rispetto della sicurezza e dell’emergenza sanitaria che ci stava travolgendo. È stato un duro colpo così come è stato per tutte le altre associazioni che si occupano di cultura, che hanno lavorato e hanno subito una battuta d’arresto. Le riunioni settimanali online ci hanno trasmesso molta forza, la cultura non si può fermare così come non si può fermare il nostro paese. Credo che in questo momento serva un atto di coraggio e di forza per dare l’esempio anche ad altre realtà che, come Oltreconfine, operano in territori difficili… tocca anche a noi dare un segnale e siamo pronti. Dobbiamo dimostrare che il territorio non chiude i battenti e chiede ai cittadini e alle istituzioni di esserci, di reagire”.
E quindi in attesa di poter dare vita al Festival… “Abbiamo creato una rassegna culturale in streaming che abbiamo chiamato ‘Aspettando Oltreconfine. Verso il premio Strega’. Si tratta di quattro incontri serali online con i finalisti del Premio Strega (la prima è andata in scena il 21 maggio, ndr), ci tengo però a sottolineare che questo non è il Festival, ma un antipasto… appuntamento alle 20,30 con le dirette streaming sulla pagina Facebook di Oltreconfine e sulle singole pagine istituzionali dei sedici comuni e degli sponsor che partecipano al Festival. Non sono incontri fisici, ma puntiamo sempre sulla qualità e nella ripartenza è importante puntare sulla cultura, soprattutto in un paese come il nostro, che è sempre ripartito proprio da lì, penso per esempio al rilancio nel dopoguerra con il cinema e la letteratura neorealista. A noi il compito di colmare quel vuoto che ancora non ci ha toccati… e noi ci proviamo. Se quest’anno cerchiamo di garantire una sopravvivenza, dall’anno prossimo dovremo rilanciare fortemente il paese, non possiamo permetterci di subire la crisi economica”….
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