Il forte temporale che si è scatenato ieri sera pochi minuti prima di mezzanotte in media Valle Camonica ha provocato l’esondazione di due torrenti, il Re e il Cobello tra Niardo e Braone. Acqua, fango e detriti si sono riversati lungo le strade, rese impraticabili, e circa 50 persone sono state costrette ad abbandonare le loro abitazioni. Tre donne anziane sono state soccorse e trasportate negli ospedali di Esine e Lovere, ma le loro condizioni non sarebbero gravi.
La ss42 è rimasta bloccata tutta notte e le operazioni di pulizia dai detriti sono ancora in corso. Travolta anche la ferrovia, che resta al momento inagibile. I due Comuni, Niardo e Braone, hanno allestito due centri di raccolta per la popolazione: gli abitanti di Braone sono stati evacuati a Ceto, mentre quelli di Niardo sono a Breno. Una scena già vista, 35 anni fa: era l’agosto del 1987, alle 19.54 strariparono il Re e il Cobello, quella volta morirono due persone, marito e moglie, Antonietta Sacristani e Giovanni Pandocchi che, al momento dell’esondazione, stavano fuggendo dalla loro casa per trovare riparo nell’abitazione di alcuni parenti. I loro corpi furono ritrovati un paio di giorni dopo nel prato vicino a casa, sepolti dal fango a poco più di mezzo metro di profondità. I funerali vennero celebrati dal vescovo Bruno Foresti, scomparso pochi giorni fa all’età di 99 anni, e dal parroco don Fausto Murachelli. Il sindaco di allora, Pierantonio Bondioni, proclamò il lutto cittadino.
C’è chi racconta attraverso i social con fotografie e video quel che è successo in quei momenti: “Questo è quello che resta di ciò che è successo stanotte – scrive una ragazza -. No non è un set cinematografico. La nostra casa, i nostri ricordi, i sacrifici di una vita, il tutto sommerso da più di 2 mt. di acqua, fango e detriti. Neanche queste immagini possono descrivere la paura e il terrore che abbiamo provato. Non ci sono parole. Correva l’anno 1987 quando il 24 agosto i torrenti Re e Cobello strariparono provocando addirittura due vittime. Sono passati trentaquattro anni e la cosa si è ripetuta. Inestimabili i danni. Poteva andare peggio, ma abbiamo perso tanto, troppo. Resta il dolore nel guardare e non poter fare nulla al momento se non sperare che non ricapiti MAI più”.