Massimo Cortesi*
Diversi anni fa alcuni cittadini con ruolo di amministratori dei paesi della media Valle Cavallina (Vigano, Borgo Luzzana) ebbero una idea visionaria: quella di unire inizialmente i tre comuni (il pensiero era più ampio e coinvolgeva Grone e Berzo) per dare servizi di maggiore qualità ai cittadini, risparmiare sui costi di azioni comuni, evitare inutile consumo di suolo e avere una visione comune del territorio (vedi il piano regolatore), migliorare i servizi sociali e culturali.
Fu una delle prime realtà italiane e prima in Lombardia a prendere questa strada. E man mano decine e decine di altre piccole realtà comunali italiane presero esempio dalla nostra scelta.
L’obiettivo era quello di arrivare in maniera consapevole alla fusione di questi tre comuni che, sommati, contano circa 3 mila abitanti. Comuni talmente “legati” in cui spesso i confini si confondono. Ad esempio cima Borgo che è nel comune di Vigano, la via San Luigi, l’ingresso di Luzzana frammisto a quello di Borgo ecc.
Tre comuni che già avevano scuola materna, elementare e media in comune (gioco di parole). Il lavoro dell’Unione è stato visibile a tutti. Certo, errori ne sono stati commessi, ma il positivo fatto li sovrasta. Un cittadino non può non vedere gli interventi sul sociale, la biblioteca e la sua qualità (se si guarda quelle limitrofe), il centro sportivo, il piano regolatore comune, un’unica piazzola ecologica e tanto tanto altro ancora.
Naturalmente per raggiungere il risultato definitivo, la piena qualità dei servizi e delle risorse, si doveva andare alla fusione.
Purtroppo così non è stato. Neppure davanti ad una documentazione informativa certa ci si è arrivati. Una raccolta di dati ufficiali a cui avevamo lavorato per mesi non e stata valutata come soluzione a unirsi. O meglio il referendum sulla fusione aveva ottenuto il “Si” pieno a Vigano e Luzzana e un “No” a Borgo. Per soli 7 voti, ma questa è la democrazia.
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