Hospice di Vertova, un giorno come tanti. Negli ampi locali luminosi tutti ti vengono incontro con un sorriso. Pur apprezzando la cordialità, mi chiedo se non è un atteggiamento un po’ affettato. “Cosa c’è da sorridere? – mi dico – in fondo le persone approdano qui quando ormai “non c’è più niente da fare”….”.
“Niente di più sbagliato – mi spiega gentilmente la responsabile di reparto, Margherita Zambetti – quando non c’è più niente da fare, come si usa dire, si apre invece un grande spazio per l’essere, per dare vita anche al passaggio del morire nell’ottica di un’accoglienza e di una vicinanza alla persona che diventano abbraccio e protezione. Le cure palliative hanno infatti per oggetto proprio la persona e la sua qualità di vita, non la malattia, secondo il significato del termine ‘pallium’ (mantello, in latino) che avvolge e protegge in un abbraccio, ovviamente senza dimenticare la fisiologia, ma accompagnandola in modo naturale… SU ARABERARA IN EDICOLA DAL 6 APRILE