VERTOVA – Piccolo Borgo Antico/2 – Il centro storico vertovese, che sembra si stia… addormentando

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Pomeriggio di sabato, ma poca gente in giro. Le vie del centro storico sono costellate da finestre sbarrate, da porte e portoni con la scritta “Vendesi”, da saracinesche abbassate a segnalare inequivocabilmente che un altro negozio ha chiuso i battenti…

Cosa vuole, adesso tutto il movimento si è spostato nella parte ovest del paese, lì c’è il supermercato, la piazza nuova, il centro medico, l’ingresso alla Val Vertova, oppure più su, dove c’è la grande Casa di Riposo (la fondazione Card. Gusmini, n.d.r.) e le scuole…”.

I due anziani coniugi che transitano per via Santa Caterina con le borse della spesa arrancano un po’ ma non si lamentano. “Per gli anziani come noi, pensionati e senza automobile, ma fortunatamente ancora in grado di essere autonomi, abitare qui non è un problema. Le case sono vecchie e spesso anche scomode con le loro scale e scalette, ma noi non abbiamo grandi esigenze e ci contentiamo… Però ci vorrebbe almeno un vigile, quello manca proprio, mi hanno detto che a Leffe invece ce ne sono tre – si lamenta il marito – non potrebbero metterne uno anche qui? La maleducazione degli automobilisti e dei motociclisti, con queste stradine strette, per noi che andiamo a piedi è un vero pericolo”.

Eppure anche qui accanto, in via Inondacqua, l’intreccio delle stradine, i portoni bassi col frontone spesso decorato da affreschi devozionali con l’immagine immancabile di San Patrizio (il Vescovo irlandese che, col suo santuario, fu oggetto di un secolare contenzioso con la comunità di Colzate), le strettoie, gli alti gradini di pietra, le case con le “lòbie” di legno, gli archi che si affacciano sulla via ed oltre i quali si intuiscono le aie esposte a sud, i resti delle case fortificate e delle torri sparsi nel nucleo antico, il convergere delle viuzze sulla piazzetta della chiesa di San Lorenzo sono uno spettacolo affascinante, che fa pensare al Medioevo, quando Vertova era un importante centro di lavorazione e di commercio dei ‘pannilani’.

“Sì – conferma la signora che incontriamo in via Don Pino Gusmini, appena oltre Piazza Castello, che prende il nome dalla casa-torre, sede del Comune dal 1200 al 1400, di cui conserva le strutture e il bel portale – a guardarle con occhio… artistico molte di queste case sono gioiellini di architettura d’epoca, però per tornare ad abitarle oggi bisogna ristrutturarle, che è un’impresa molto costosa. Veramente qualcuno l’ha fatto, spendendo un occhio, appunto, e poi però si è accorto che erano ‘scomode’ comunque, ha cercato di vendere ma non ci riuscito… Qui realizzarci anche il necessario garage è un problema, ti puoi permettere solo auto piccoline altrimenti non passi, le stanze di abitazione sono distribuite su più piani: tutte situazioni scomode, appunto, alle quali nessuno più è disposto ad adattarsi… E così la gente va ad abitare altrove, e a vendere non ci riesce anche se i prezzi sono bassi”…

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