Giovanni Guizzetti*
C’è un modo di acquisire informazioni utili al fine di individuare e riconoscere l’epoca di maggiore costituzione e sviluppo urbano di un centro abitato di antica formazione: è quella che si basa sullo studio e sulla osservazione del suo sistema viabilistico, cioè di quel sistema di strade, linee di collegamento, spazi pubblici attraverso i quali sono stati messi in connessione tra di loro i vari luoghi che lo compongono: quelli deputati alla residenzialità, quelli destinati ai servizi alla collettività, al commercio ed attività produttive, al tempo libero ed alla vita sociale…; tutto quello insomma che identifica e contraddistingue un centro urbano e che nello stesso tempo gli consente di connettersi e collegarsi con i paesi confinanti e città del territorio.
Sono quindi soprattutto la planimetria e la forma di un centro abitato che ci raccontano la sua storia urbanistica ed il suo sviluppo. Quasi sempre la forma dei centri abitati dipende anche dalla morfologia del territorio e dalla presenza di elementi naturali (come rilievi o corsi e bacini d’acqua) e spesso è frutto della sovrapposizione di interventi avvenuti in epoche molto diverse.
Due sono le principali e più leggibili forme di tipologia planimetrica:
1) la pianta “geometrica” che prevede la realizzazione di assi viari (alcuni principali e altri secondari) che si intersecano ad angolo retto a formare degli isolati che hanno la forma di quadrati o rettangoli e che denota l’origine di quel centro abitato dall’accampamento (castrum) delle legioni romane, idealmente di forma quadrangolare e tagliato da due assi principali: il decumano ed il cardo che, intersecandosi perpendicolarmente creavano nel castrum quattro acquartieramenti principali e per intersezioni secondarie altri di dimensioni minori;
2) la pianta a “ragnatela” nella quale si hanno una serie di strade principali che si diramano in varie direzioni a partire da un nucleo abitato centrale. Quest’ultimo tende a espandersi progressivamente lungo gli assi viari per cerchie concentriche, anticamente spesso accompagnate da mura o canali. E se la pianta “geometrica” di un centro abitato denota la sua chiara origine di epoca romana, quella a “ragnatela” testimonia la sua origine medievale. Ed il sistema viabilistico di Lovere di cui conosciamo la presenza di un nucleo urbano già in epoca romana e poi anche medioevale, che caratteristiche conserva oggi? Se questa è la prima domanda da porsi riguardo la nostra mobilità interna e di collegamento oltre i confini comunali, la seconda è di verifica sulla presenza di altri sistemi viari che si sono eventualmente aggiunti in epoche più recenti; l’ultima e più importante domanda cui rispondere, per i motivi più vari a cominciare da quello della sostenibilità e vivibilità, della sicurezza degli utenti della strada e dei residenti, delle necessità quotidiane di chi risiede o viene a Lovere per le più svariate ragioni, è quella di chiedersi se il nostro attuale sistema viabilistico è sufficientemente attrezzato per rispondere alle molteplici sollecitazioni e richieste cui viene ogni giorno sottoposto.
Infatti chi è stato chiamato ad amministrare il nostro paese, non può non conoscere od ignorare le modalità attraverso le quali si è costituita la nostra rete di viabilità e non porsi la domanda sulla sua consistenza, necessità e possibilità di miglioramento e sviluppo…
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