“Un Far West? Tanti lo dicono in questi giorni, dopo che quel ragazzo è stato ucciso a pugni. Io dico che questa zona di Casazza sembra una giungla e, purtroppo, sappiamo che la legge della giungla è quella del più forte. C’è da avere paura a passare di qui la sera e, infatti, io me ne guardo bene dal farlo. In inverno, quando viene buio presto, dopo le 16 io qui non vengo a piedi!”.
All’esterno del supermercato di Casazza, la giovane mamma riprende il suo cammino, tenendo per mano la sua piccola.
Il giorno dopo la tragica fine di Mykola Ivasiuk, a Casazza non si parla d’altro. Qui, sulla Statale 42, all’esterno del Rosy Bar, nella serata di lunedì 12 agosto è stato ucciso il 38enne ucraino che da una decina d’anni viveva in paese. Ucciso a pugni e per un bicchiere di vetro spaccato sulla sua testa. I responsabili sono un 29enne calabrese e un 32enne marocchino.
Oggi il bar è chiuso. “Sì – ci dice un nordafricano seduto all’esterno – ma è sempre chiuso il martedì. Ho saputo quello che è successo ieri sera, ma io non ero qui. Non ho mai parlato con il morto e con gli altri due, ma li ho visti ancora. Non so, non so niente”.
Facciamo il giro dei negozi della zona. Quasi tutti parlano delle continue liti che, spesso favorite dall’abuso di alcol, scoppiano nel bar o al suo esterno.
ARTICOLO COMPLETO SUL NUMERO IN EDICOLA DAL 23 AGOSTO