Viaggio a Casazza: tra Cherio e Drione che cercavano intimità, alla piccola Pompei sepolta dalla ghiaia, dove si respira storia ma non è facile vederla

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Lucio Toninelli

Quando cerchi un museo archeologico e trovi un supermercato!

Il fatto è che le cose sono andate al contrario:  nel costruire un supermercato han trovato i resti di un insediamento romano! Come sempre mi acculturo un po’ in anticipo, prima di visitare un luogo. Come tutti, credo.

Cherio e Drione che cercavano intimità tra i canneti

“CASAZZA – VICENDE MILLENARIE TRA CHERIO E DRIONE”, un bel libro edito nel lontano 1995 a cura del Municipio di Casazza. Il titolo è un po’ roboante, forse, però ci sta per amor di patria. Ma andiamo con ordine.

Scommetto che molti bergamaschi non hanno la più pallida idea di cosa/dove siano Cherio e Drione. I non bergamaschi, men che meno. Con l’insegnamento odierno della geografia, già è tanto se sappiamo ancora dov’è il Po. Figuriamoci Cherio e Drione!

Potrebbe trattarsi, per esempio, di due divinità pagane smarrite dai Celti durante le furibonde lotte con Roma? Dotati di natanti che manovravano con maggior agilità di quelle romane nelle acque basse, i celti si erano infilati nella Val Cavallina, provenienti dall’Oglio, dal Po, dal mare Adriatico, insomma. Cesare li chiamava “Veneti”. Non avevano ancora le gondole, ma usavano delle imbarcazioni di tradizione nordica, i dreki. Un po’ si assomigliavano anche  alle gondole che verranno: agili draghi adatti alle acque perfide.

Cherio e Drione, – dio lui e dea lei, – si erano inoltrati fra i canneti di Endine per fare un bagno lontani da occhi indiscreti, senza accorgersi che intanto le loro navi avevano tolto le ancore abbandonandoli al loro destino. Dispersi e imprigionati nelle impervie valli Orobiche, da millenni stanno cercando una via d’uscita verso il mare, dove sperano di trovare ancora le navi venete ad aspettarli. Hanno scelto la strada giusta, quella dell’acqua che prima o poi, porta sempre al mare. Ma Iside, invidiosa e dispettosa, li ha condannati a portare acqua in eterno al suo lago, d’accordo con Giove pluvio che continua a far affluire acqua nella valle Cavallina, vanificando il loro tentativo di prosciugarla. 

È andata davvero così? Forse.

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