È stata annunciata come l’estate del ritorno agli anni ’70, con le lunghe villeggiature, oltre che del ritorno alla montagna, prediletta per la sua offerta di ampi spazi aperti. È stata sicuramente un’estate difficile da organizzare dal punto di vista dell’offerta turistica, nell’incertezza che ha contraddistinto costituzionalmente i mesi scorsi. È un’estate dove non mancano polemiche, dall’introduzione dell’imposta di soggiorno per gli alberghi (nell’anno in cui tanti Comuni turistici hanno sospeso la stessa imposta per aiutare un settore in crisi) all’ordinanza che pone il coprifuoco per i bar alle 23, ora dopo la quale non si possono più utilizzare i tavolini esterni.
Insomma, il clima a Castione della Presolana è caldo. Non solo sui termometri. In mezzo a tutto ci sono i commercianti che provano a ripartire dopo la bufera dell’emergenza sanitaria. La stagione turistica qui è vitale, senza l’afflusso dei villeggianti molte attività economiche non starebbero in piedi.
Il viaggio nel tessuto commerciale della conca della Presolana parte da Bratto. In un mattino di fine luglio. Cielo plumbeo. Per strada ancora poca gente a piedi. Ma nel cuore del paese, accanto alla chiesa e all’oratorio (chiuso), Maura e Valentino sono già al lavoro nel negozio di alimentari Tipical.
“Noi siamo sempre stati aperti – inizia a raccontare -. E anzi, il lavoro nelle settimane dell’epidemia era aumentato. Una piccola cosa positiva è stata proprio che le persone stavano di più nel proprio paese anche per fare acquisti: se lo facessimo tutti sempre…”. Tra i clienti, l’atteggiamento è cambiato nel tempo. “All’inizio erano tutti terrorizzati, poi la paura è andata diminuendo, anche se resta importante il rispetto delle norme: entrano solo poche persone, con la mascherina, usano il gel disinfettante”.
Al centro del paese, il negozio è un punto di riferimento per gli abitanti del posto ma anche per i villeggianti. “Secondo me finora il flusso di turisti è stato più o meno come l’anno scorso. Ogni tanto si vedono anche facce nuove, gente che dice di non essere andata al mare ma di aver preferito per quest’anno la montagna. Stiamo lavorando all’incirca come gli anni scorsi, l’estate l’impressione è che ci sia sempre molta gente, dobbiamo saltare ma per fortuna che c’è la stagione”.
Tra le variabili in gioco, non solo il virus. “Conta molto il tempo: nei fine settimana sale molta gente che sta qui solo uno o due giorni, se ci sono delle giornate belle si lavora molto, mentre se piove sei fermo”. Ma la gente intanto ha ripreso a girare. “Nel periodo dell’epidemia facevamo le consegne a domicilio, pensavo che il cambio del metodo di spesa sarebbe rimasto, invece la gente ha ripreso ad andare in negozio in modo abbastanza tranquillo”.
Maura sorride dietro la mascherina, griffata con il logo del negozio. “Gli alimentari e le farmacie non hanno subito il danno economico, per gli altri è difficile, le perdite sono state significative. C’è da dire che noi l’abbiamo sempre vissuta abbastanza bene, anche grazie al fatto che nessuno delle nostre famiglie è stato male”.
È meno roseo, infatti, il racconto di Angelo, proprietario del bar e ristorante Le botticelle. È mattina presto ma sta già preparando un caffè dopo l’altro per i clienti che si susseguono nel locale. Qualcuno si ferma ai tavolini, qualcuno acquista le sigarette e riparte. Il profumo del caffè si diffonde nonostante il plexiglass che sul banco divide il barista dai clienti.
L’attività principale di Angelo è la pizzeria. E qui qualche difficoltà legata all’emergenza sanitaria c’è ancora. “Dalla riapertura di maggio abbiamo ripreso gradualmente, all’inizio girava poca gente, poi pian piano siamo ripartiti – inizia a raccontare -. La difficoltà ora sta nella gestione delle diverse procedure, dalla prova della temperatura alle distanze. Il problema è che in pizzeria vai normalmente a fare aggregazione, diventa difficile gestire le distanze e tutte le procedure legate al contenimento del virus”. Le scelte sono state però chiare, per tutelare la sicurezza di tutti. “Non prendiamo tavoli più grandi di sette. Nel caso di gruppi più grandi, li dividiamo su più tavoli per garantire le distanze. Il problema è che la storia dei congiunti non l’ha capita nessuna: con un cugino o uno zio che vive in una casa diversa dalla mia devo mantenere le distanze, ma molti non capiscono e diventa difficile”. Una situazione che ha colpito particolarmente Angelo. “Mi ha stupito: pensando a quello che è successo, dividere una compagnia di 15 persone su due tavoli mi sembra il minimo, e invece no… è difficile da far capire. Ma cosa devo fare? Le tavolate non le puoi più fare”.
La stagione turistica, pur nella sua atipicità, intanto è partita. “La gente c’è, anche se meno rispetto agli altri anni. Considerando da dove arriviamo, quello che abbiamo passato, possiamo dire di essere contenti. A giugno e luglio c’era gente soprattutto nei fine settimana, in settimana ce n’è poca”. C’è ancora paura a frequentare nei locali pubblici? “La paura c’è, ma nei fine settimana l’afflusso è talmente alto che il locale si riempie comunque. Certo, vanno tanto le uscite di sabato e domenica, ma in settimana i locali sono vuoti”….
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