Sono da poco passate le 20,30 di un lunedì di fine marzo, nel salone di Cascina Clarabella, a Corte Franca, si respira un’atmosfera di serenità. Ci sono dieci ragazzi, Yurii, Illia, i gemelli Dmytro e Denys, Dmytro, Kyryl, Illia, Dmytro, Yurii e Nikita, quattro ragazze, Kseniia, Daria, Mariia, Anastasiia, la più giovane, che compirà 9 anni ad ottobre, e quattro mamme, Lyudmila, Iryna, Lyudmila e Tetiana. Arrivano tutti dall’Ucraina. Sono scappati dalla guerra. Ad accomunarli una grande passione, quella per la bicicletta. La maggior parte di loro arriva da Kiev, gli altri da Vinnytsia. Nessuno si conosceva fino al momento della partenza. Insieme a loro ci sono anche Lorenzo Carrara, dirigente e direttore sportivo, un punto di riferimento in Italia di diverse squadre ciclistiche dell’Est, e Yulia Martisova, direttore sportivo team femminile Gauss, ha origini russe, è sposata col massaggiatore dei professionisti Raffaele Pirro e mamma della ciclista Vittoria Pirro, e ci fa da interprete.
A rompere il ghiaccio è una delle mamme. È seduta al tavolo accanto a Yulia, accenna un sorriso, mani nelle mani, prova a raccontarci come è andata quel giorno: “È successo tutto all’improvviso, non ce l’aspettavamo, abbiamo avuto 12 ore per scappare e lasciare la nostra casa. La federazione ucraina ci ha messo a disposizione un pullman per i nostri bambini, ci hanno lasciato un corridoio che ci ha permesso di scappare senza fare la fila e andare in Polonia, dove abbiamo trovato chi ci ha portato in Italia”. Cosa avete portato con voi? “Solo il necessario. I documenti e dei vestiti pesanti… perché faceva tanto freddo. I ragazzi invece hanno preso i vestiti da bici… pensavano solo a quello”. Avete avuto paura? “Sì, molta, non potevamo aspettare un minuto in più. Le sirene suonavano ogni ora e mezza, sentivamo i bombardamenti vicini”. Poi il viaggio verso la Polonia, qui c’erano i pullmini della società ciclistica di Villongo e di Cascina Clarabella: “Eravamo felici, saltavamo tutti di gioia. Siamo molto contenti perché abbiamo trovato tanta disponibilità e non smetteremo mai di ringraziare tutte le persone che ci hanno aiutato. Adesso qui ci sentiamo al sicuro, ci hanno dato molte attenzioni, ci hanno portato da mangiare, i vestiti e le biciclette per i nostri ragazzi”. Julia interviene: “Nella mia società ho preso Kseniia con la mamma, posso solo dirti che continuano ad arrivarmi messaggi commoventi, di ringraziamento, mi dice sempre ‘se non ci foste voi, non ce l’avremmo fatta da sole’”. Come vi trovate qui in Italia? “Molto bene e vogliamo dire grazie a tutti quelli che si sono impegnati, anche alle persone che non c’entrano niente con il ciclismo… li abbiamo sentiti vicini. Stiamo bene e siamo tranquilli, ci danno tutto quello di cui abbiamo bisogno”, aggiunge Tetiana. Cosa vi è piaciuto di più dell’Italia? “La disponibilità della gente”. Tornerete in Ucraina quando sarà possibile? “Sì, abbiamo i nostri figli più grandi che non hanno potuto venire con noi, ci sono i nostri mariti e anche i genitori… speriamo di poter tornare presto”. Non la pensano allo stesso modo i ragazzi, che di questa fuga dalla guerra ne hanno fatto un’opportunità: “Noi vorremmo rimanere qui a correre, qui in Italia le squadre sono più forti e molto organizzate”.
Un’altra mamma aggiunge: “Queste persone hanno fatto una cosa grande per i nostri bambini, ci sono tante persone dietro e da mamma voglio dire un grazie di cuore per l’aiuto che ci hanno dato in un momento difficile per noi. Ce la siamo vista brutta e ora siamo felici di poter vedere che i nostri bambini stanno bene e qui possono fare quello che a loro piace di più”.
Illia, uno dei più grandi, classe 2005, sguardo basso, un filo di voce spiega…
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