Nella mattinata, i carabinieri del nucleo antisofisticazioni e sanità di Brescia hanno proceduto all’arresto della farmacista di Vilminore di Scalve. I militari hanno dato esecuzione ad un’ordinanza di custodia cautelare che il tribunale di Bergamo ha emesso accogliendo la richiesta avanzata dal pm Paolo Mandurino. I capi di imputazione riguardano i delitti di falso e truffa aggravata.
“Secondo l’accusa – si legge nella nota dei Nas – la professionista, da oltre un anno, aveva sistematicamente falsificato ricette mediche riportando su di esse costosi farmaci destinati esclusivamente a trapiantati di fegato, con spesa a carico del servizio sanitario nazionale. Mediante tale sistema l’indagata sarebbe riuscita ad ottenere, in poco più di un anno, un indebito rimborso per una cifra stimata, al momento, in oltre 800mila euro”.
A dare il via all’inchiesta – che i militari hanno battezzato Farmacomat per l’assonanza che tale nome assume con il prelevamento di danaro attraverso la vendita di medicinali – è stata la sospetta impennata delle vendite, da parte della farmacia di un peculiare tipo di farmaco (Zutecrta il suo nome commerciale, un’immunoglobulina umana usata negli adulti sottoposti a trapianto di fegato a causa di un’infezione da epatite B per scongiurare una recidiva), distribuito al prezzo di 1.840 euro.
“I militari – prosegue la nota -, avvalendosi della collaborazione del servizio farmaceutico territoriale dell’agenzia di Tutela della Salute di Bergamo, sono presto riusciti a provare come, in soli otto mesi, la farmacia di Vilminore di Scalve avesse venduto, di quel farmaco, un numero di confezioni di ben tre volte superiore a quello di tutte le altre farmacie della provincia e che tanto avesse portato ad un aumento esponenziale del fatturato dell’esercizio. L’analisi delle relative ricette mediche ha poi posto in evidenza le manifeste alterazioni di prescrizioni, in aggiunta a quelle originariamente presenti sul documento, fino a 5 confezioni del farmaco”.
Un’ispezione della farmacia, condotta dagli investigatori verso la metà del mese di marzo, ha portato al rinvenimento di 272 confezioni di medicinali di genere ad alto costo (171 quelle di Zutectra) per un valore complessivo di 217mila euro, “tutte risultate prive dei bollini di tracciabilità e sequestrate, ma non più utilizzabili perché non conservate a temperatura controllata (una parte delle confezioni è stata ritrovata tra i rifiuti)” chiariscono gli inquirenti.
“I militari – conclude il comunicato – hanno anche sequestrato numerose ricette contraffatte, relative al primo trimestre dell’anno in corso, di cui la dottoressa si era avvalsa per ottenere rimborsi di decine di migliaia di euro”.
Il pericolo che la professionista potesse reiterare i reati contestatigli ed inquinare le indagini tese all’acquisizione delle prove ha portato il tribunale di Bergamo ad accogliere la richiesta della Procura e disporre la misura cautelare degli arresti domiciliari nonché il sequestro delle disponibilità finanziarie e di beni dell’indagata per importi pari a quello del vantaggio economico derivato dal contestatole reato di truffa in danno dell’ente pubblico