Come già annunciato domenica 4 giugno a Vilminore verranno festeggiati i 75 anni di sacerdozio di Mons. Gaetano Bonicelli con la presenza del Card. Gualtiero Bassetti. “Don Tano” è stato ordinato presbitero il 22 maggio 1948. Poi Vescovo il 10 luglio 1975 e ad Albano la prima destinazione. Poi dopo la parentesi (otto anni) da Ordinario Militare d’Italia, la destinazione a Siena. E proprio ad Albano e Siena (ma anche ad Aprilia e Lavinio) è stato già festeggiato.
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Ordinazione
E siamo all’ordinazione sacerdotale, il 22 maggio 1948. Mio padre era venuto da Vilminore con un camioncino che servì a portare a casa il materasso e i miei pochi effetti personali.
In questa occasione la mamma non poté venire a Bergamo. E ne soffrii naturalmente anche perché la zia Margaritì che mi fu da seconda mamma durante i molti anni di lontananza del padre in Costa d’Oro e in Giamaica, morì il 2 maggio. Nessuno mi toglie l’idea che si offrì come sacrificio al Signore per me che stavo per diventare prete. Fa parte del mio collegio celeste cui ancora volentieri mi riconnetto.
E torniamo a quel 22 maggio. Risento ancora il rumore dei passi (scarpe nuove donatemi dal papà del mio compagno Don Barcella). Il Vescovo era consapevole delle difficoltà che avremmo incontrato: mi è caro pensare a Bernareggi come al “mio” Vescovo: Cresima nel 1932 (era appena arrivato a Bergamo), ordinazioni tutte, mi ha seguito sempre come un figlio. Che uomo! E che Vescovo!
Alla porta del Duomo, finita la cerimonia, mi danno un bustone con la destinazione: Almenno San Salvatore.
A Vilminore mi aspettava la mamma che mi abbracciò mentre mi trovavo in piazza Vittorio Veneto, dove viveva la mia famiglia. Lì c’era anche il direttore del Collegio Vescovile di Cremona che avevo conosciuto durante un’ascensione al Monte Tornello.
Saputo che ero sul punto di andare in Seminario mi aveva detto: ‘Verrò io a fare la predica alla tua Prima Messa’. Lo rintracciai e venne. Quando vide mia mamma baciarmi le mani prima di abbracciarmi, fu colpito e divenne il tema della sua splendida omelia.
In settimana a Vilminore venne il Vescovo per la consacrazione delle campane e dopo la cerimonia mi prese in macchina e mi portò a Tavernola per una Messa e di lì, il sabato, partii per Almenno. Arrivato col trenino della Valle Brembana fino a Villa d’Almè, mi incamminai per Almenno, lieto di vedere il campanile appena di là del Brembo. Sbagliavo: quello era il Santuario della Madonna del Castello e quindi, sempre a piedi, proseguii fino ad Almenno Alto dove stava la parrocchia.
Il prevosto Don Giuliani, già mio professore di storia in Seminario, mi accolse proprio bene e mi introdusse in quello che avrebbe dovuto essere il mio ruolo in parrocchia specialmente tra i giovani. Anni tirati, ma stupendi. Con 400 ragazzi e giovani alla catechesi, all’Azione Cattolica e tanto altro, compresa l’assistenza al carcere mandamentale.
Il prevosto Don Giuliani mi procurò una ‘governante’ di Almenno: brava oltre ogni dire, era stata per anni a Milano come domestica di un Canonico di Sant’Ambrogio. La croce pettorale di questo Canonico me la regalò alla mia elezione vescovile nel 1975.
Gli anni di Almenno furono belli, impegnato fino allo spasimo, ma nel 1951 mi trovai… senza voce. Visite, ospedali, non bastarono e il Vescovo si trovò costretto a sollevarmi dall’incarico: ‘Dovevi andare a Roma per gli studi nel 1948. Recupera adesso alla Cattolica’. Feci il concorso per il posto gratuito: tutto ok. Lasciai Almenno col pullman Grattoni per Milano. E mi accorsi che piangevo.
Università
Milano: scienze politiche, collegio Augustinianum con un sacco di compagni che brillarono in politica (De Mita in testa). Ottimo il Direttore bergamasco Don Mario. Alla fine del terzo anno Padre Gemelli mi chiama per mandarmi a Parigi, alla Sorbona. Qualcuno non voleva che andassi, ma Gemelli era Gemelli. E andai.
Fu una scelta meravigliosa che mi consentì di conoscere personalmente i grande teologi francesi, ancor oggi à la page come Henri Marie de Lubac…
Alla fine sono chiamato a Roma, alle ACLI di cui divenni Vice Assistente Nazionale col mandato di seguire gli Assistenti di varie regioni. Assistente generale era Mons. Quadri e quando lui divenne Vescovo sono passato all’UCEI (che si occupa degli emigranti nel mondo) e questo mi spalancò le porte dell’Europa e un po’ del mondo. Nel 1969 vengo chiamato alla CEI (Conferenza Episcopale Italiana), come vice del grande Mons. Bartoletti. E girai l’Italia no al 1975 quando Paolo VI mi assegnò la diocesi di Albano.
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