Falso e truffa aggravata, era questa l’accusa nei confronti della farmacista E.P che fino a marzo del 2021 aveva gestito la farmacia di Vilminore e che ieri ha patteggiato due anni.
La donna falsificava le ricette mediche riportando su di esse costosi farmaci destinati esclusivamente a trapiantati di fegato, con spesa a carico del Servizio sanitario nazionale, ottenendo, in poco più di un anno, un indebito rimborso per una cifra stimata, al momento, in oltre 800mila euro. Parte dei beni che le erano stati sequestrati sono stati restituiti perché riconducibili ad altre persone.
L’inchiesta era iniziata per la segnalazione da parte di un’azienda farmaceutica che aveva notato una sospetta impennata delle vendite del farmaco Zutectra, un’immunoglobulina umana usata negli adulti sottoposti a trapianto di fegato a causa di un’infezione da epatite B per scongiurare una recidiva, distribuito al prezzo di 1.840 euro a confezione. Tra gennaio e agosto 2020 la farmacista aveva richiesto il pagamento di 312 confezioni, mentre nessuna l’anno prima. Fatto alquanto strano visto che nello stesso periodo le farmacie di tutta la provincia di Bergamo ne avevano vendute 110.
Dopo i controlli, la farmacista aveva detto al telefono (che era già sotto intercettazione): “Io ho falsificato queste ricette, semplicemente io ho fatto questo giochetto che va avanti da un po’ per aumentare il fatturato della farmacia”.
In una telefonata con il marito, lui le spiegava che, dopo aver parlato con il commercialista, pensava fosse opportuno creare una nuova società con una sua quota minima in maniera tale che non rischiassero di perdere tutto a causa di una condanna in tribunale.
La concessione del punto vendita di Vilminore le era stata revocata, ma la farmacia era comunque rimasta aperta per volere di Ats, che l’aveva affidata ad un’altra professionista. In seguito alla sentenza a E.P. è stata tolta la licenza.