Al 30 luglio 2023 i detenuti nel carcere di Bergamo erano 523 (per una capienza di 319), a fine febbraio 2024 sono diventati 552, 39 donne e 513 uomini con un sovraffollamento del 172% a fronte del 147,35 della Lombardia e del 118,1% in Italia.
Sono numeri impietosi. Che danno l’idea di quello che sta succedendo a Bergamo. E mentre scriviamo i numeri sono ancora in crescita, a fine marzo sono diventati già 567.
Gino Gelmi cuore e anima dell’Associazione carcere e territorio, ogni settimana, da 40 anni, tocca con mano i problemi dei carcerati che incontra e con cui si confronta: “Tutto è cominciato nel 1983 – racconta – il carcere era un territorio separato dal resto del mondo ma li dentro ci sono persone che vanno reinserite, volevamo costruire qualcosa che bucasse il muro, perché allora il carcere era un muro davvero impenetrabile. La prima volta che sono entrato era il 1983 e non c’era personale civile che non fosse il maestro, che era dipendente del Ministero di Grazia e Giustizia e non dell’Istruzione, e il cappellano militare. Fine del film. Dovevamo pensare a un modo adeguato di costruire un’organizzazione che fosse capace di fare breccia dentro quel muro e interloquire con queste persone detenute, studiare le possibilità per tirarle fuori”.
Ed è così che nasce l’Associazione Carcere e Territorio di Bergamo: “Abbiamo coinvolto figure rappresentative e trasversali, che non potessero far etichettare l’associazione come di parte. Valentina Lanfranchi, deputata del Partito Comunista. Vittoria Quarenghi, deputata della Democrazia Cristiana. Roberto Bruni, del Partito Socialista e avvocato…
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